Le imprese balneari chiedono subito una riforma del demanio concordata tra Governo, Regioni, Associazioni delle imprese e Unione Europea

 

La recente sentenza del Consiglio di Stato ha sancito la disapplicazione della L.145/2018, prevedendo che le concessioni in essere mantengano validità solo fino al 31.12.2023, termine entro il quale le Amministrazioni dovrebbero predisporre le procedure di gara; questa sentenza disapplica l’allungamento delle concessioni al 2033, votata quasi unanimemente dal Parlamento.

La situazione determinatasi è deflagrante per il sistema turistico balneare e impone alle istituzioni di affrontare e risolvere, il tema delle concessioni demaniali. Un comparto fondamentale per l’economia turistica nazionale, caratterizzato da elevati standard di qualità, professionalità e innovazione. Se parliamo poi della costa romagnola, cervese e ravennate in particolare, il sistema garantisce che i servizi offerti siano un fiore all’occhiello di tutto il turismo e rappresentino un elemento di distintività e unicità nel panorama europeo.

CNA Balneari, chiede al Governo e al Parlamento il pieno rispetto delle imprese balneari. È giunto il momento di dare una prospettiva certa: famiglie, dipendenti del settore, fornitori artigiani e commerciali non possono continuare a lavorare così. Oggi risulta fondamentale il confronto preventivo tra il Governo (sentite regioni, enti locali e rappresentanze balneari) e le Istituzioni europee, per concordare una nuova legge di riforma del Demanio marittimo. In questa legge occorrerà tenere conto:

➢ della valorizzazione e della proficua utilizzazione delle concessioni esistenti, secondo le singole caratteristiche territoriali e i criteri di sostenibilità ambientale, di qualità e professionalizzazione dell’accoglienza e dei servizi;

➢ del futuro dell’impresa già esistente e del riconoscimento del mantenimento e/o incremento dei livelli occupazionali per ogni singola impresa balneare rispettando gli standard di protezione sociale dei lavoratori;

➢ del riconoscimento del valore economico, sociale e in primo luogo commerciale e del conseguente quantum relativo all’indennizzo di ogni singola impresa esistente, anche in relazione agli investimenti effettuati e al mancato profitto derivante dall’anticipato spirare della concessione o nel caso di alternanza di altri soggetti nella stessa;

➢ della necessaria tutela della struttura caratteristica dell’attuale sistema balneare attrezzato italiano costituito generalmente da micro e piccole imprese;

➢ del riconoscimento della durata delle concessioni commisurandole, oltre che agli investimenti fatti, anche agli impegni assunti per ricevere finanziamenti pubblici a progetto, nel rispetto delle precedenti norme;

➢ della ricognizione dei canoni attualmente applicati in relazione alle diverse concessioni ai fini di un complessivo e congruo riordino;

In sostanza, il termine per le evidenze pubbliche, i 2 anni del Consiglio di Stato, non appare minimamente consono e rischia di generare una situazione di “caos turistico e amministrativo” senza precedenti; per questo noi chiediamo l’introduzione, dopo l’approvazione urgente della Riforma del Demanio, di un logico periodo transitorio necessario per la piena applicazione dei principi che saranno lì stabiliti; operando così per un’attuazione ordinata e giusta degli atti previsti dalle norme.