L’Italia pronta a ripartire

 

“Sbaglieremmo tutti a pensare che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia solo un insieme di progetti, di numeri, obiettivi e scadenze. Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese”, così ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Draghi alle Camere presentando il Recovery Plan.

Nel complesso il Piano vale 248 miliardi. Cifra riferita però al complesso dei progetti e non, in senso stretto, a quelli previsti dal Next Generation EU, che hanno un orizzonte temporale al 2026. Esaminando più nel dettaglio a questi ultimi le risorse ammontano a 235,6 miliardi, dei quali 191,5 sono destinati al Recovery and Resilience Facility (RFF), 30,6 dal Fondo complementare e 13,5 del programma React-EU. I 191,5 miliardi del RFF si dividono in 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. Ma come è strutturato il Recovery Plan? Il Piano è articolato in 6 macro-missioni e considerando esclusivamente le risorse previste per il RFF è stato così suddiviso:

  • Rivoluzione verde e transizione ecologica (59,33 miliardi), volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il Green Deal europeo.
  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (40,73 miliardi), ha come obiettivo la modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del Paese, nella Pubblica Amministrazione e nel suo sistema produttivo. Una componente è dedicata ai settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura.
  • Istruzione e ricerca (30,88 miliardi), pone al centro i giovani ed affronta uno dei temi strutturali più importanti per rilanciare la crescita potenziale, la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali del futuro.
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,13 miliardi), si pone l’obiettivo di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale. Promuove la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali nelle aree del territorio che presentano maggiori rischi. Prevede investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee.
  • Inclusione e sociale (19,81 miliardi), ricomprende le politiche attive del lavoro, con focus sul potenziamento dei centri per l’impiego e del Servizio civile universale, l’aggiornamento delle competenze e il sostegno all’imprenditoria femminile; comprende anche le infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore spaziando dagli interventi per la disabilità all’housing sociale; gli interventi speciali per la coesione territoriale.
  • Salute (15,63 miliardi), è focalizzata sul potenziamento della rete territoriale e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con il rafforzamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e lo sviluppo della telemedicina.

Per garantire il successo del Recovery Plan occorre il contributo di tutti nel rispetto dei ruoli e delle prerogative e riteniamo, come CNA, che sia opportuno un coinvolgimento straordinario delle parti sociali che dovranno essere chiamate a collaborare attivamente ai processi di implementazione e di sviluppo del Piano. Per questo reputiamo fondamentale la nostra la proposta di istituire una Cabina di Regia permanente per coinvolgere le migliori energie del Paese, una sede di confronto imprescindibile per connettere i progetti e gli investimenti al mondo produttivo.

Gli artigiani e le piccole imprese possono svolgere un ruolo fondamentale per il rilancio del Paese e in tale prospettiva riteniamo strategiche le scelte di dare continuità al Piano di Transizione 4.0 e di potenziare e prorogare il Superbonus 110%. Riteniamo, inoltre, indispensabile imprimere una radicale discontinuità nella capacità di programmare e realizzare le riforme e gli investimenti per modernizzare l’Italia e rafforzare il suo potenziale di crescita. In quest’ottica, risulterà decisiva la concentrazione delle risorse in progetti infrastrutturali destinati a migliorare in maniera permanente l’efficienza e la competitività del sistema Paese. Determinante, a tal fine, sarà la semplificazione della normativa sulle opere pubbliche, l’efficientamento della gestione amministrativa e la riforma della pubblica amministrazione. Per riavviare concretamente e velocemente il motore dell’economia occorre anche una puntuale programmazione delle riaperture, correlata al miglioramento del quadro epidemiologico e alla distribuzione dei vaccini che potrà consentire ad artigiani e piccole imprese di riprendere rapidamente e in piena sicurezza le loro attività. Risulta pertanto fondamentale che nel prossimo Decreto Sostegni bis sia previsto il rafforzamento degli aiuti agli autonomi e alle imprese più impattate dalle chiusure. Vanno rivisti i criteri di assegnazione delle risorse e va evitata la riproposizione di una soglia di sbarramento per la fruizione degli stessi. Auspichiamo, infine, contributi sulle spese fisse (affitti, rate di leasing, ecc.) e l’annullamento delle tasse scollegate dal reddito (IMU, TARI, TOSAP, canone TV).