Sono quasi 8000 in Italia (dati 2017) i tatuatori, se ci limitiamo almeno alle imprese censite. In realtà i numeri sono molto superiori; e dentro questi numeri si nascondono anche sacche inaccettabili di abusivismo e pericolosa improvvisazione. Occorre sapere che questa attività estetica ha forti implicazioni in materia sanitaria ma, ad oggi, la formazione specifica richiesta è sin troppo ridotta rispetto alle necessità.

Il problema è che, attualmente, nessuna legge statale disciplina il tatuaggio o il piercing, sebbene la materia sia stata già oggetto di una risoluzione del Consiglio d’Europa volta alla tutela della salute pubblica, alla quale dovrebbero uniformarsi le legislazioni dei singoli Stati dell’UE. Ancora oggi il profilo del tatuatore, invece, è rimesso alle sole leggi regionali ed ai regolamenti comunali.

CNA ritiene fondamentale arrivare alla definizione della qualifica di tatuatore a livello nazionale. Questi temi sono rappresentati in una proposta di legge che sosteniamo in pieno e che parte dal fatto che non è consentito l’esercizio dell’attività ai soggetti non iscritti all’Albo delle imprese artigiane e che insiste sull’aumento e sulla specializzazione dell’attività formativa necessaria per esercitare la professione.

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