Ci sono troppe incertezze sul futuro del superbonus: così si scoraggiano gli investimenti delle imprese e dei cittadini e non si concretizzano gli obiettivi di transizione ecologica.

La CNA di Ravenna esprime preoccupazione per gli annunci del Governo sulle modalità con cui si intende prorogare l’incentivo.

Questa continua incertezza fa male al mercato, perché senza la sicurezza di poter completare le opere entro giugno 2022, chi deve decidere se dare avvio ai lavori non lo farà, provocando lo stop improvviso delle attività delle imprese.

Inoltre la formula di impegno utilizzata oggi dal Governo non assicura il mantenimento delle aliquote del 110%, ma lascia intravedere l’intenzione di ridurre la percentuale di intensità di aiuto. In questa fase così delicata della nostra economia, è essenziale fornire certezze agli imprenditori e ai cittadini per consentire loro di programmare gli interventi previsti dall’incentivo. In caso contrario, avremmo sprecato l’ennesima occasione per trasformare gli annunci in azioni concrete e per garantire l’operatività di una misura che la Commissione europea ha indicato tra le più efficaci per rilanciare lo sviluppo.

È altrettanto importante inserire nell’annunciato Decreto Semplificazioni una profonda opera di sburocratizzazione per consentire allo strumento di esprimere il suo potenziale ora fiaccato dall’eccessivo fardello burocratico che sta penalizzando soprattutto il segmento della micro-piccola impresa, da sempre il principale utilizzatore delle detrazioni fiscali in ambito edile/impiantistico.

Resta poi il serio problema dell’aumento dei prezzi di molte materie prime, che rischia di aggravare ulteriormente la situazione già critica in cui versano da anni le imprese del settore edile ed impiantistico.

Nell’attuale contesto promosso dal Governo, incentrato su azioni strategiche indirizzate al settore delle costruzioni si stanno verificando dinamiche di mercato ingiustificate e incontrollate che mettono a rischio quel contesto favorevole in cui le nostre imprese sperano fortemente, per uscire dalla crisi strutturale che dura da oltre un decennio.

Il problema del caro prezzi segnalatoci in questi mesi dalle imprese sta diventando non più sostenibile. Registriamo aumenti sia per i prodotti siderurgici, (ferro per cemento armato) che sono cresciuti di oltre il 100%, sia per molti altri materiali di primaria importanza per l’edilizia (i polietileni + 40%, il rame + 17% e il cemento + 10%), tanti cantieri pubblici e privati rischiano di bloccarsi con gravi ripercussioni economiche e sociali. Situazione analoga rileviamo anche per tutti quei materiali e prodotti che sono necessari per gli interventi di riqualificazione degli immobili che utilizzano i bonus e superbonus messi a disposizione dallo Stato (cappotti termici e infissi). L’incremento medio complessivo dei prezzi di tali prodotti e materiali supera il 30%.

Contemporaneamente all’ingiustificato aumento dei prezzi, si registra un pesante crollo della reperibilità di questi materiali, oltre ad un ritardo nelle consegne e un ulteriore aumento dei costi di nolo e trasporto, in alcuni casi fino al 500%.

I rincari e i ritardi ingiustificati ed eccezionali, alcuni dei quali posti in essere da operatori economici che intendono profittare disinvoltamente dell’auspicata ripartenza del mercato delle costruzioni, rischiano non solo di frenare il mercato della riqualificazione degli immobili, ma mettono a rischio anche gli interventi previsti specificamente dal Recovery Plan.

Il Governo deve intraprendere rapidamente misure urgenti per arginare le dinamiche improprie, speculative e pericolose che si stanno manifestando nel mercato delle costruzioni ed eliminare gli ingiustificati e straordinari incrementi dei prezzi.

Come noto l’attuale Codice non prevede per gli appalti pubblici adeguati meccanismi di revisione prezzi. Mentre, nel caso degli appalti privati, tali revisioni risulterebbero difficilmente accettabili da parte di quei committenti che, avendo concordato l’importo dei lavori sui quali si applicano i bonus fiscali messi a disposizione dallo Stato, non sarebbero più in grado di rivedere i preventivi.

La CNA, insieme alle altre Associazioni, si è rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti, confidando in un intervento del Governo che argini e ponga fine a quelle azioni speculative che le imprese hanno rilevato e stanno subendo nel mercato in cui operano.