fibra ottica

Le linee guida sembrano tutelare gli interessi delle società di telecomunicazione e non quelli di tutti gli attori della filiera

 

Le linee guida AGCOM in materia di accesso ai condomìni per la realizzazione di reti in fibra ottica destano diverse perplessità tra gli operatori del settore.

Nella premessa a queste linee guida, in particolare, viene specificato il diritto di un condominio di utilizzare il proprio impianto e l’obbligo per gli operatori di installare la propria rete solo sino al punto di accesso e il diritto degli stessi di farla terminare presso la sede dell’abbonato solo ed esclusivamente in assenza di infrastruttura interna.

Le linee guida AGCOM – sottolinea il Presidente Battipaglia – sembrano concedere mano libera alle telco. Viene messo in evidenza il principio che le opere vanno realizzate a regola d’arte e nel rispetto della normativa tecnica vigente, ma l’impianto descritto nelle linee guida tutto è tranne che un impianto multiservizio e rispondente alla Guida Tecnica CEI  306-2 (“Guida al cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli edifici residenziali”).

Nel quadro normativo viene citata solo di sfuggita la legge 164/2014 e il conseguente art. 135 bis che stabilisce l’obbligo di realizzare l’infrastruttura multiservizio negli edifici nuovi e ristrutturati dopo il luglio 2015, e si trova una “raccomandazione” a evitare “la inutile duplicazione della rete in fibra ottica dell’immobile.”

Una simile duplicazione, però, non andrebbe raccomandata, ma “assolutamente vietata – spiega Battipaglia – in quanto non utile, né conveniente dal punto di vista economico, ma nelle linee guida si ammette esplicitamente la possibilità, per le società di telecomunicazioni, di installare una propria infrastruttura anche se ne è presente una già predisposta”.

CNA Installazione Impianti contesta ad AGCOM di lasciare mano libera alle telco, concedendo la possibilità di rimuovere “ogni risorsa di rete dall’edificio se questa non è utilizzabile o non necessaria per i servizi di comunicazione elettronica”, senza che sia chiaro chi debba decidere se la rete già presente nell’edificio non sia utilizzabile o necessaria.

Siamo di nuovo di fronte al tentativo di aggirare le regole per permettere maggiore opportunità di intervento alle Telco, oltre ai dubbi legati alla violazione della proprietà privata.

Gli operatori hanno il diritto di installare la propria rete sino al punto di accesso, inteso come il punto fisico che consente la connessione con l’infrastruttura interna, di conseguenza non possono che essere gli installatori a dover portare poi la connessione sino alle abitazioni dei singoli condòmini.

“Non vorremmo – conclude Battipaglia – che di fronte alla necessità strategica e all’urgenza, dati i colpevoli ritardi accumulati, di dotare il paese di una efficiente rete a banda larga, si mettano in un angolo regole e norme premiando proprio chi, anteponendo i propri interessi economici a un interesse nazionale, proprio questi ritardi ha provocato”.